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  Stampa questa scheda Data della recensione: 8 dicembre 1988
 
di Maroun Bagdadi, con Bernard Giraudeau, Michel Piccoli (Francia, 1987)
 
"La Parigi dei libanesi, le stradine, il brusio, l'odore di spezie, i ristoranti, le nenie, un mondo d'esiliati, gli echi e poi anche la presenza di un conflitto sanguinoso la cui logica finisce per sfuggire agli stessi protagonisti.

Perché no: se non sbarcasse, alla terza immagine, quella bella o brutta (fate voi) copia d'Alain Delon che risponde al nome di Bernard Giraudeau, il cui problema non è tanto quello di terminare d'arrampicarsi quanto di sistemarsi finalmente in orbita nel firmamento delle cosiddette star francesi. Sguardo velato da lacrime lontane quando non semplicemente fisso nel vuoto dell'impotenza espressiva, bavero rialzato del cappotto blu che s'indovina di buon taglio ma che il travaglio interiore ha consunto più delle vicissitudini terrene, seducenti occhiaie sottolineate dal trucco il nostro è partito non si sa bene quando per fare il medico. E poi, si sa come vanno queste cose, si è ritrovato con un mitra a Beiruth. Why not: ma qui torna a Parigi addirittura nei panni del killer, e non chiedetemi al soldo di chi. Tra sospiri e lacrime (fin con le mani nella scollatura della sedicenne amica della figlia - poi vi dico - prima di tirarsi indietro in preda alla nobiltà del dubbio) incontra le varie fazioni, e Michel Piccoli che fa il levantino di lusso (narghilee, te di menta ed abluzioni) in attesa della vendetta di turno; soprattutto finisce col mettere a fuoco (lo spettatore ci era arrivato da un pezzo) che la vittima (arabo sexy, barba di tre giorni per fiero cipiglio) guarda cosa succede nella vita, era proprio il moroso della figlia, con tanti bei giovani in giro a Parigi.

Costei (brutta copia - qui non ci sono dubbi - dell'altra sedicenne per sempre Sophie Marceau) attende da sempre (l'elemento temporale non essendo il forte dell'autore) il babbo con la Luger, mentre della mamma non si sa se non che sia scomparsa comunque dopo il concepimento.

Poiché, l'avrete capito per l'interposta sedicenne sennò ve lo dico ora, dal Libano ci si è ormai spostati su golosità para-incestuose (e Bagdadi, imperturbabile, a parlare del CID nella presentazione del film, ma si sa l'importante è la fede) il finale non può che essere di tregenda: l'arabo sexy si fa immolare su un ponte della Senna (proprio quando, guarda cosa ti combina il caso, passa il bateau-mouche coi riflettori) ma non da chi credete. C'era anche infatti (oltre che una provvidenza, quella degli sceneggiatori, se proprio vogliamo chiamarli così) una moglie ripudiata: si sa, da quelle parti non guardano per il fine, e il Giraudeau evita d'inguaiarsi ulteriormente con la figlia.

La quale comunque, CID o non CID, per l'amico sbudellato non sembra prendersela ormai troppo. A quell'età, ce lo hanno sempre spiegato, l'amour è quello dell'espace d'un matin."


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